Madri che allattano più spesso e più a lungo, donne in gravidanza sempre più informate, ma anche sempre più «medicalizzate». Strette tra il timore di non fare tutto quanto è necessario per mettere al mondo un bimbo ragionevolmente sano e una pratica medica che approfitta delle loro ansie per sottoporle a inutili quanto costosi esami: fino a sette-otto ecografie rispetto alle tre consigliate per le gravidanze fisiologiche - la stragrande maggioranza -, innumerevoli visite mediche ed esami vari.
E' quanto emerge dall'ultima indagine Istat su «Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari». Per altro, questo eccesso non ha come esito almeno un parto più semplice. Al contrario, è il preludio alla «medicalizzazione» estrema: il parto cesareo. Con il suo quasi 37%, l'Italia ha una percentuale di parti cesarei di gran lunga più alta che tutti i Paesi dell'Unione Europea e doppia di quella raccomandata dall'Organizzazione Mondiale della sanità, per di più con una netta tendenza all'aumento negli ultimi cinque anni. Non è una scelta delle donne, che viceversa nella stragrande maggioranza opterebbero per il parto naturale, ma dei medici, spesso per pura convenienza organizzativa.
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Chiara Saraceno, "L’affarone del parto cesareo", La Stampa, 6 giugno 2006
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