Gli stralci che seguono sono tratti da un'intervista rilasciata da Lorenzo Necci (deceduto ieri in seguito a un'incidente stradale) pochi giorni prima delle ultime elezioni politiche. Doveva comparire su un "grande quotidiano italiano" che, tuttavia, non la pubblicò.
[All'inizio degli anni Novanta] "La sinistra comunista aveva perso storicamente. Cosi' come i protagonisti della grande industria privata italiana. Ma il blocco di sinistra, alleato a poteri trasversali e al mondo degli affari, prende in mano il Paese per 10 anni con un accordo ben tutelato e garantito da giudici, giornali, servizi. Un vero capolavoro. Un'opa ostile fatta tutta su leverage dei beni delle societa' [statali] acquistate [grazie alle privatizzazioni] con la complicita' del management".
[...] le privatizzazioni avvengono senza liberalizzazione. Nessuna logica industriale. Monopoli pubblici resi privati con soldi delle banche e del mercato. Le 'privatizzazioni' andarono in porto come previsto, anzi meglio. Oggi vedo che ancora si parla di Telecom. Strano che non si parli anche di Iri e delle sue banche, sempre per fare un altro esempio. L'artefice di quelle privatizzazioni e' anzi il candidato premier del centrosinistra, il probabile, secondo i sondaggi, nuovo presidente del Consiglio.
[...] Nella visione dell'Italia di quegli anni la costante di fondo e' l'Europa. Nella visione della sinistra e dei poteri che l'hanno sostenuta sarebbe stata l'Europa il nuovo Stato che si prendeva cura dell'Italia. E per fare questo si e' anche pagato e giustificato un dazio altissimo per entrare in Europa. Prima la svalutazione di Giuliano Amato, che frutto' parecchie decine di migliaia di miliardi alla speculazione di quel momento.
[...] "Pur ottenendo una vittoria sostanziale con una maggioranza fortissima e con una sinistra in crisi, Belusconi non interviene, almeno cosi' appare, sui 'poteri forti', che egli considera suoi nemici. E lo sono in effetti. Perche' non lo fa? Nella sostanza Berlusconi non cambia nulla nei confronti di coloro che hanno portato avanti il Paese negli anni Novanta. Nei cinque anni del suo governo, le forze economico-finanziarie e politiche, genericamente chiamate i 'poteri forti' e 'la sinistra' hanno avuto il tempo e anche l'opportunita' di riorganizzarsi e ora stanno preparando cosi' il secondo atto post-Berlusconi. In politica estera Berlusconi fa scelte politiche precise e forti: lascia Francia e Germania, si lega agli Stati Uniti anche in scelte molto difficili oltre che coraggiose. Ma sembra che in politica interna non gliene venga nulla. L'Europa franco-tedesca e le alleanze internazionali dei suoi nemici continuano la loro politica di espansione in Italia e la loro guerra al governo come se nulla fosse, come se il 2001 fosse gia' passato. La sinistra e' tanto sicura della propria posizione che si permette il lusso di aprire un guerra al proprio interno sul problema del potere, delle banche e addirittura sul problema della 'loro' questione morale".
[...] "In conclusione: 1991-2001 fine sostanziale della democrazia. Se poi parliamo di economia, guardiamo di chi e' l'Italia oggi e di chi era quindici anni fa. Basta prendere il Corriere della Sera. Italia in parte svenduta e in parte colonizzata. Guerre economiche tuttora aperte. Ricatti giganteschi tuttora in corso. Quello che avrebbe dovuto essere l'elemento vero di cambiamento istituzionale e di modernizzazione, per il quale pagare i prezzi delle privatizzazioni, dell'abbattimento della classe politica e manageriale 'corrotta', dello Stato libero della politica di parte, cioe' l'Europa, dove e'? Non c'e' questa Europa, non c'e' piu', non si vede!
[...] Chi, oggi, in Italia e' privo di ricatti? In altri termini chi e' libero di parlare veramente, dicendo cio' che e' giusto e cio' che pensa, senza essere condizionato dall'inestricabile ginepraio dei ricatti che emergono solo quando qualche giudice o alcuni giornali decidono di farli uscire. Credo di poter dire: pochissime persone che in genere hanno gia' pagato tanto. Io penso di essere tra questi. Non perche' sia immune da altri, rovinosi, attacchi. Ma solo perche' dopo dieci anni di violenze gratuite non mi importa piu' di affrontarne altre in nome della dignita' e della verita'".
Gianluigi Da Rold, Dagospia, 29 maggio 2006
Nessun commento:
Posta un commento