martedì, agosto 12, 2008

Di emergenza in emergenza ci ritroveremo con il chip sottocutaneo


Alessandro Farruggia di Quotidiano.net intervista il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli:

Non crede che l’effetto deterrenza della patente a punti si stia esaurendo e che serva più severità?"

Non c’è dubbio che si debba essere più severi. Servono più controlli e serve una svolta culturale che non può non passare dalla scuola, nella quale, e ne parlerò con la collega Gelmini, bisogna portare l’educazione stradale come materia vera e propria. E poi serve la tecnologia...".

Nel senso?

"Vorrei che in ogni auto ci fosse qualcosa di simile a una scatola nera. Che registrasse velocità, durata del periodo di guida, eventuale uso del telefonino senza il vivavoce e altri parametri che i tecnici potranno individuare. Che magari si possa interfacciare con segnali radio nei pressi di incroci pericolosi, tratti con divieto di sorpasso, o aree urbane. Ci sarà certo qualcuno che invocherà la libertà del cittadino, la privacy. Ma a loro rispondo che gli incidenti stradali sono una emergenza e noi dobbiamo fare in modo che tragedie come quelle dei sette giovani morti in Salento non debbano ripetersi. Sistemi tecnologici come il ‘tutor’, installati in molte autostrade per garantire il rispetto dei limiti di velocità, hanno dato risultati molto positivi, e vanno estesi, se possibile anche a superstrade. Ma incidenti come quelli del sabato sera accadono anche su strade provinciali, comunali, superstrade. Serve qualcosa di più, e la tecnologia può aiutare. I giovani non hanno il diritto, ma il dovere di divertirsi. Ma dobbiamo evitare che possano autodistruggersi".

Prima l'emergenza Rom, che ha portato alla bella idea di rilevare le impronte digitali a tutti i cittadini italiani. Ora la scatola nera per gli autoveicoli. Domani ci spiegheranno che per esigenze ineliminabili di razionalizzazione, efficienza e riduzione dei costi, sarà necessario l'impianto di un chip sottocutaneo ad ogni cittadino. Un chip che fungerà da carta d'identità, passaporto, tessera sanitaria, carta di credito e scatola nera. Tutto questo a nostro vantaggio naturalmente. Aggiungiamo l'esercito per le strade, per la nostra sicurezza, e il quadro è completo.

venerdì, giugno 30, 2006

Il desertificatore si lamenta del deserto

Bella questa! Letizia Moratti incontra il "popola della moda" a Palazzo Marino per brindare alla conclusione delle sfilate "Milano Moda Uomo" e Giorgio Armani si lamenta del "centro disabitato dopo una certa ora".

Giorgino, non contento di vendere i soliti stracci e gadget varii, offre anche cibo spazzatura (fusion nippo-peruviana!) nel suo localino per fighetti lobotomizzati che, però, è poco frequentato. E allora lui si incazza e protesta:
[...] i locali chiudono perché dicono che in centro non c'è nessuno.
Grazie al cazzo! Chi vuoi che vada in un centro commerciale chiuso? E chi ha trasformato il centro di Milano in uno spaccio di stracci per turisti giapponesi?

Ma, lamenta Giorgino:
[...] forse dovrebbero tenere aperto, all'inizio rischiando, certo costa...
Come dire, la faccia come il culo!

In compenso dalla Moratti arrivano segnali positivi. Accoglie, sì, gli stilisti con il consueto garbo:
Il Comune è casa vostra, per voi le mie porte sono sempre aperte, sappiate di poter contare su di me.
Ma intanto gli comunica che dell'assessorato per la moda, promesso a suo tempo da Albertini, non se ne parla proprio:
La moda non è solo eventi e comunicazione, ma anche tecnologia, ricerca, economia, cultura. Per questo abbiamo deciso di inserire la moda nelle deleghe dell'assessore alle Attività Produttive Tiziana Maiolo, che collaborerà con me e con tutta la giunta a un ulteriore rilancio di questo comparto.
Prendi e porta a casa Giorgino! E, ancora una volta, un "brava" alla Moratti, nella speranza che faccia restituire agli stilisti almeno un po' di quel tanto, troppo, che hanno preso a Milano.

Fonti: City, Libero

UPDATE 1: Fra le altre cose, Giorgino ha parlato anche "della necessità di una sorta di tribunale della moda che selezioni chi vuole sfilare".

UPDATE 2: Brava la Moratti un corno! Ma non doveva ritirarsi con il marito in un camper parcheggiato a San Patrignano?

martedì, giugno 27, 2006

Quote rosa (3): brutte iene, pettegole invidiose e in competizione

Prendendo lo spunto dal progetto di legge mirante a punire le discriminazioni uomo/donna varato recentemente dal governo Zapatero, anche Francesca Senette si pronuncia sulla questione delle quote rosa:

Facciamo un esempio: se domani al vertice dei vari quotidiani [...] ci fossero solo donne sarebbe cambiata la solfa? Basterebbe un incremento delle sottane per festeggiare? Forse sì, se le donne di potere si battessero per le altre donne: qualifiche alle redattrici, mansioni importanti alle colleghe, adeguamento di stipendi e qualità del lavoro migliore per le addette alla segreteria, alla reception, alle pulizie. Scusate la schietteza: io non ci credo, purtroppo la solidarietà femminile non esiste, le alleanze rosa sono un bluff! Siamo brutte iene, pettegole invidiose e in competizione. Le discriminazioni le fomentiamo noi! L'amore per le nostre sorelle, mica ce lo impone la legge!!!

Francesca Senette, "Solidarietà femminile e utopiche quote rosa", Libero, 27 giugno 2006

lunedì, giugno 26, 2006

Ordine dei giornalisti (1): chiudiamolo chiudiamolo... al più presto!

Che alcuni giornalisti siano finiti tra le ganasce dell'Ordine professionale a causa delle inchieste di questi ultimi tempi, non stupisce. Troppo spesso da qualche anno a questa parte c'è stata una contiguità tra informazione e poteri che andava ben oltre la necessità di curare le proprie fonti per avere notizie. Quello che sconcerta è però che la categoria non colga l'occasione per verificare quanti panni sporchi si nascondano dietro la supposta patina di imparzialità di cui presuntuosamente si avvolgono i giornalisti italiani.

[...] è di un mese fa la notizia sul presidente dell'Ordine dei giornalisti italiani, Lorenzo Del Boca, che si è recato in Tunisia per consegnare il «Blason d'amì de la Presse» al presidente della repubblica di quel paese Ben Alì. Peccato che la Tunisia sia nota in tutto il mondo per la sistematica violazione della libertà di stampa. Un Ordine così, forse, è meglio chiuderlo.


"Giornalisti superficiali e premi a chi reprime la stampa: un Ordine da chiudere", il Giornale, 26 giugno 2006

venerdì, giugno 23, 2006

Savoia (3): il senso della monarchia

L'arresto di Vittorio Emanuele di Savoia e il turbine di merda che, grazie alla pubblicazione delle intercettazioni graziosamente fornite dai magistrati ai giornali, ne ha accompagnato la notizia, potrebbe aver indotto in qualche italiano, un sospiro di sollievo.

"Meno male che non c'è più la monarchia", avranno pensato, "altrimenti il Capo dello Stato sarebbe questo qua".

E in effetti, Vittorio Emanuele, oltre ai tratti fisiognomici, che non è che ispirino molta fiducia, non si è distinto particolarmente, nel corso della sua vita, per migliorare l'immagine di una casata, quella dei Savoia, già ampiamente sputtanata da suo nonno, re Vittorio Emanuele III.

"Il re era buono ma stupido" aveva scritto Hemingway del Vittorio Emanuele III della Grande Guerra, quando l'Italia era alleata degli Stati Uniti. Non so se cambiò idea quando i due paesi, vent'anni più tardi, si trovarono su fronti opposti. Ma forse no, perché a giudicare dalle parole attribuite da Curzio Malaparte a un gruppo di ufficiali americani del contingente alleato che risaliva la penisola nella parte conclusiva della Seconda Guerra Mondiale, sembrerebbe che il "Little King", come lo chiamavano, continuasse a ispirare agli americani, sentimenti di tenerezza:
« Quel povero Re » disse disse il Maggiore Morris, di Savannah, Georgia « non si aspettava certo un'accoglienza simile. Napoli è sempre stata una città molto devota alla Monarchia ».
« Eri in Via Toledo, oggi, quando il Re è stato fischiato? » mi domandò Jack.
« Che Re? » dissi.
« Il Re d'Italia » disse Jack.
« Ah, il Re d'Italia ».
« Lo hanno fischiato, oggi, in Via Toledo » disse Jack.
[...]
« Your poor King » disse il Colonnello Brand « mi dispiace molto per lui ». E aggiunse, sorridendomi gentilmente: « E anche per voi ».
« Thank a lot for him » risposi.

Curzio Malaparte, La pelle, Aria d'Italia, Roma - Milano, 1949
Non altrettanto teneri erano i sentimenti di coloro, fascisti e, in molti casi, antifascisti, i quali ritenevano che Vittorio Emanuele III altro non fosse che il "re fellone", il traditore che abbandonò la patria "l'ignobil" otto di settembre, come cantavano i militi della X Mas.

E c'è un'altra canzone dei tempi della Repubblica Sociale che esprime bene lo stato d'animo del momento:
Vogliamo scolpire una lapide
incisa su pelle di troia,
a morte la casa Savoia
noi siam fascisti repubblican.

A morte il re
viva Grazian,
evviva il fascio
repubblican!

"Vogliamo scolpire una lapide", in Inni e canti della Repubblica Sociale Italiana
In ogni caso, di lì a poco, il re abdicò a favore del figlio, Umberto II, e il suo operato di quei giorni tragici è ancor oggi oggetto di discussione: da un Galli della Loggia che parla di "morte della Patria" a proposito dell'8 settembre, a un Ciampi che sostiene che la fuga del re assicurò "la continuità delle istituzioni rifugiandosi in un territorio liberato dalla presenza tedesca".

Di Umberto II non c'è molto da dire se non che si comportò nobilmente quando, per evitare ulteriori tragedie al popolo italiano, decise di accettare il risultato del referendum sulla Monarchia pur sapendo che era stato taroccato; e che sembra non nutrisse molta stima nei confronti del figlio Vittorio Emanuele.

Del quale è noto l'interesse per le armi da fuoco, sia come hobby che come business.

Si dice che, negli anni '50, durante una crociera lungo le coste turche si divertisse a sparare, dalla barca, contro gli animali al pascolo, mentre, anni dopo, negli anni '70, fu indagato per traffico internazionale d'armi. Ma il momento più tragico fu nel 1978, quando, ubriaco fradicio, sparò alcuni colpi di fucile dalla sua barca, uno dei quali ferì mortalmente Dirk Hamer (figlio del famoso Ryke Geerd Hamer), che stava dormendo in una barca vicina.

Le altre sue grandi passioni, il far soldi e l'andare a puttane, hanno destato, come noto, l'interesse del magistrato di Potenza Henry John Woodcock. Il quale Woodcock, coerentemente con la sua memorabile affermazione:
Noi che viviamo in Tribunale siamo uomini fortunati perché, senza pagare il biglietto, abbiamo un posto in prima fila nel teatro della vita.

"Henry John Woodcock", in Wikipedia
si è divertito per mesi ad ascoltare le conversazioni telefoniche di Vittorio Emanuele. Facendo pagare il biglietto ai contribuenti italiani. Dopodiché ha disposto l'arresto del principe per associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione.

Dalla lettura delle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche si ricavano due impressioni: che questa inchiesta, come altre di Woodcock, si risolverà molto probabilmente in una bolla di sapone; e che Vittorio Emanuele non è quel che si dice un uomo dai saldi principii morali.

Si direbbe, piuttosto, che sia un trafficone e un gran puttaniere (e, non so perché, ma quest'ultima caratteristica me lo rende simpatico).

E allora, dobbiamo rallegrarci che in Italia non ci sia più la monarchia? Il fatto che un re possa essere moralmente discutibile porta automaticamente al discredito dell'istituzione monarchica? Non saprei, ma mi sembra interessante, e affascinante, anche se un tantino inattuale, quel che scrisse al proposito Alexandre Dumas:
[...] un re costruisce soltanto quando gli è accanto Dio o lo spirito di Dio. [...] sappiate sempre distinguere i re dalla monarchia. Il re è soltanto un uomo, la monarchia è lo spirito di Dio. Quando voi sarete in dubbio di sapere chi dovete servire, abbandonate l'apparenza materiale per il principio invisibile. Perché il principio invisibile è tutto. Solamente, Dio ha voluto rendere tangibile questo principio incarnandolo in un uomo. [...] Se [il] re è un tiranno, perché l'onnipotenza ha in sé una vertigine che la spinge alla tirannia, servite, amate e rispettate la monarchia, cioè la cosa infallibile, cioé lo spirito di Dio sulla terra, cioè la scintilla celeste per la quale l'umana polvere si fa così grande e così santa che noialtri gentiluomini, anche d'altissima stirpe, siamo tanto poca cosa, davanti a questo corpo disteso sull'ultimo gradino di questa scala [il corpo di Luigi XIII di Francia, ndr], quanto questo stesso corpo davanti al trono del Signore.

Alexandre Dumas,
Vent'anni dopo, Gherardo Casini Editore, 1956

lunedì, giugno 19, 2006

Come taroccare l'esame delle urine (facendo anche una certa impressione)

La mission della statunitense Urine Samples consiste nel risolvere i problemi di chi, pur indulgendo al consumo di droghe ed alcool, ha la necessità di affrontare serenamente un esame delle urine.

Oltre a fornire campioni di urina umana "pulita" da consegnare al laboratorio analisi al posto della propria, produce un fantastico kit, per chi l'urina la deve consegnare in "tempo reale". Il kit comprende, fra le altre cose, un pene finto "ultra realistico" e disponibile in tre tonalità di colore: nero, "carne" (credo che in una merceria direbbero "nudo") e "latino".

La protesi è dotata di pompetta per far defluire l'urina, sempre in maniera "ultra realistica".

E vuoi mettere l'effettaccio quando tiri fuori quel coso?

Link (via Kottke)

venerdì, giugno 16, 2006

Chi prende per il culo chi? E perché?

Vado di fretta, quindi vi risparmio il commento, per ora. Ma i ritagli qui sotto offrono più di uno spunto di discussione.

Fa più morti di tumore la cattiva alimentazione che non lo smog. [...]
Le percentuali, ha spiegato il professor Veronesi, parlano chiaro: all'inquinamento urbano si possono imputare dall'1 al 4% dei tumori, all'alimentazione ben il 30%, mentre un altro fattore di alto rischio sono le infezioni, cui si fa risalire il 18% dei cancri. [...] Concludendo sui rischi di cancro, Veronesi ha spiegato che "il 30% dei tumori sono collegati all'alimentazione", e i veri pericoli, più che nei tubi di scappamento delle automobili, sono nascosti "nei preoccupanti livelli di aflatossine e micotossine cancerogene presenti nella polenta e nel latte".

"Cancro, Veronesi controcorrente, 'Fa più male la polenta dello smog'", Repubblica.it, 14 marzo 2005

Inquinamento 'killer' in molte parti d'Italia: sono oltre 8mila, infatti, i decessi che si sono verificati fra il 2002 e il 2004 in 13 città del Belpaese per gli effetti a lungo termine delle sostanze atmosferiche nocive da particolato (Pm10) e dell'ozono. E' il principale dato emerso da un nuovo studio intitolato 'Impatto sanitario del Pm10 e dell'ozono' condotto dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms)-Ufficio regionale per l'Europa per conto dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat), e presentato oggi a Roma in occasione del seminario di sanita' pubblica su inquinamento atmosferico, traffico urbano ed effetti sulla salute. [...] I dati dell'indagine Oms - spiega ancora la nota - si riferiscono in particolare alla mortalità per effetti a lungo termine attribuibile alle concentrazioni di Pm10 superiori ai 20 mg/m3, limite che la direttiva comunitaria 99/30/EC ha indicato per il 2010. Tra il 2002 e il 2004, una media di 8.220 morti l'anno sono state dovute agli effetti a lungo termine di tali alte concentrazioni, il che equivale al 9% della mortalità negli 'over 30' per tutte le cause esclusi gli incidenti stradali. Le nuove conoscenze disponibili sugli effetti sanitari del Pm10 consentono di 'scomporre' l'impatto della mortalità per gli effetti cronici oltre i 20 mg/m3 in cancro al polmone (742 casi/anno), infarto (2.562), ictus (329). Anche per le malattie i numeri sono elevati e includono bronchiti, asma, sintomi respiratori in bambini e adulti, ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie che determinano perdita di giorni di lavoro. Ma lo studio prende in considerazione anche l'impatto dell'ozono: si stima che provochi annualmente 516 morti nelle città italiane, che si aggiungono a quelle dovute al Pm.

"Smog, Pm10 e ozono uccidono 8mila italiani l'anno",
Adnkronos, 15 giugno 2006

Non sono riuscito a trovare nemmeno un ritaglio con la dichiarazione dell'esimio Prof. Veronesi sulle ottantamila morti all'anno, in Italia, causate dal fumo. La mia riconoscenza a chi vorrà darmi informazioni al riguardo.